Maggiori imposte e sanzioni fiscali potenziali da un centinaio di milioni di euro, più una ricapitalizzazione da 25 milioni per Banca Mediolanum. Sono due degli aspetti che emergono dalla relazione sul 2011 di Mediolanum, pubblicata ieri. Nella sezione del documento dedicata alle ispezioni dell’Agenzia delle entrate e della Guardia di finanza, pesano soprattutto i 64 milioni di sanzioni, formalizzate in un Processo verbale di constatazione (Pvc) e legate alla «mancata regolarizzazione dell’Iva nelle fatture emesse dai promotori finanziari relativamente alle overrides (provvigioni indirette, ndr) percepite». Ai fini Irap e Ires, invece, nel 2010 sono stati emessi Pvc per contestare «maggiori imponibili per complessivi 134,3 milioni relativamente agli anni 2005 e 2006 per Mediolanum Vita e all’anno 2005 per Banca Mediolanum».
Alla fine del 2010, poi, sono stati notificati a Mediolanum Vita due avvisi di accertamento, relativi al periodo di imposta 2005 (sembra dunque ancora mancare all’appello la parte del 2006), da parte dell’Agenzia delle entrate, «con i quali sono state confermate le riprese a tassazione di maggiori imponibili per 47,9 milioni, a cui corrispondono una maggiore Irap per 2,512 milioni, oltre a una sanzione per pari importo, e una maggiore Ires per 15,804 milioni, senza l’irrogazione di sanzioni». A fronte della notifica, Mediolanum Vita ha presentato istanza di accertamento per adesione, ma la procedura si è conclusa «infruttuosamente» e «la società ha provveduto a impugnare gli avvisi di accertamento in parola entro i termini di legge».
Non solo: nel febbraio 2011 la Guardia di finanza ha emesso ulteriori Pvc nei confronti di Banca Mediolanum per il periodo 2006-2009, contestando maggiori imponibili Ires e Irap per complessivi 121,4 milioni. Se i Pvc del 2005-2006, che partivano da un maggiore imponibile di 134,3 milioni, per il momento si sono concretizzati in una ventina di milioni di richieste fiscali tra imposte e sanzioni, anche in questo caso potrebbe essere realistico ipotizzare almeno 15-20 milioni. Se così fosse, si arriverebbe a richieste dell’Agenzia delle entrate per un centinaio di milioni di euro, a fronte dei quali, però, «non sono stati effettuati stanziamenti» né nei bilanci di Mediolanum Vita e Banca Mediolanum, né in quello consolidato del gruppo guidato da Ennio Doris. Il motivo è che «gli amministratori di Mediolanum Vita e di Banca Mediolanum, anche avvalendosi del parere di un consulente esterno, ritengono che il rischio (legato all’esito delle contestazioni) sia possibile e che trattandosi di questioni valutative, non possa essere effettuata una stima sufficientemente attendibile dell’ammontare dell’obbligazione che potrebbe emergere in capo alle predette società».
Quanto a Banca Mediolanum, dal documento si apprende che, lo scorso febbraio, l’azionista totalitario Mediolanum Spa ha iniettato 25 milioni con un aumento di capitale, «al fine di mantenere un’adeguata patrimonializzazione sia attuale sia prospettica».